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In un Libro è possibile "importare" delle pagine web

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Libro: In un Libro è possibile "importare" delle pagine web
Stampato da: Utente ospite
Data: martedì, 7 maggio 2024, 05:53

Descrizione

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Formazione a distanza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La formazione a distanza (FAD) è l'insieme delle attività didattiche svolte all'interno di un progetto educativo che prevede la non compresenza di docenti e discenti nello stesso luogo.

Caratteristiche generali

La formazione a distanza:

  1. Supera i limiti posti dall'assenza di un luogo fisico come l'aula tradizionale;
  2. Riduce i costi complessivi dell'intervento didattico a regime;
  3. Razionalizza l'intervento del docente con la possibilità di distribuire on-line varie tipologie di documenti e materiali audiovisivi anche interattivi;
  4. Permette una fruizione didattica da parte dei discenti parzialmente on-demand che semplifica la partecipazione ai corsi da parte di studenti lavoratori, anziani o ospedalizzati;
  5. È svincolata dal tempo, dallo spazio e dai luoghi di fruizione dell'apprendimento.

La formazione a distanza tuttavia:

  1. Rende più difficile l'interazione empatica docente-studente tipica della formazione in presenza,
  2. Può costituire una barriera per i discenti poco avvezzi all'uso delle Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC),
  3. Richiede comunque, per il riconoscimento dei titoli da parte delle istituzioni didattiche accreditate, fasi di valutazione in presenza al fine di permettere la certificazione delle competenze acquisite.

La formazione a distanza si è sviluppata in parallelo con le TIC, delle cui soluzioni tecniche ha largamente beneficiato.

Le tre generazioni della FAD

Solitamente, si suole distinguere fra tre generazioni diverse, in base al tipo di supporto utilizzato.

Prima generazione: la didattica per corrispondenza postale

Nasce alla metà dell'Ottocento, utilizza le reti di trasporto e dei servizi postali per distribuire materiali cartacei a studenti che difficilmente avrebbero potuto raggiungere le sedi scolastiche. Nell'Ottocento, epoca in cui il tasso di analfabetismo era ancora alto, si svilupparono nei paesi più industrializzati (in specie Inghilterra e Svezia) i primi esperimenti di didattica per corrispondenza. Purtroppo di tali corsi rimangono scarse testimonianze. Le caratteristiche principali della FAD di prima generazione:

  1. Fu generalmente erogata da enti privati (questo vale per tutta l'Europa, non solo Inghilterra e Svezia);
  2. Non fu orientata esclusivamente al mercato del lavoro;
  3. Fu rivolta in prevalenza all'utenza adulta.

I corsi per corrispondenza erano composti da materiale cartaceo inviato per lettera, spesso corredato d'informazioni e istruzioni su come studiare; nelle fasi di verifica della formazione trasmessa venivano utilizzati test scritti, che il discente inviava per posta al docente dopo averli svolti. La prova di valutazione rappresentava quasi sempre l'unica modalità d'interazione tra docente e studente.
La città europea da cui partì il primo corso di formazione a distanza documentato fu Londra (1840).

Seconda generazione: le tecnologie audiovisive

Agli inizi del XX secolo la didattica per corrispondenza esce, nel Vecchio Continente, dai ristretti ambiti della classe media per essere scoperta come strumento di formazione e istruzione più marcatamente scolastico e professionale, destinato per lo più ai giovani invece che dagli adulti, erogata sempre meno da singoli individui e sempre più da soggetti istituzionali o aziendali. Negli anni venti e trenta si diffonde una nuova tecnologia, la radio, che permette alla formazione di scoprire le potenzialità di un mezzo che si propaga nell'etere. Si verifica così il passaggio da una modalità di comunicazione impersonale a una modalità diffusionale, vale a dire il paradigma “da uno a molti” ovvero “da pochi a molti”. Spesso i corsi di formazione radiofonica utilizzano anche supporti cartacei, indispensabili per la fase di verifica, che sono inviati per corrispondenza.

Anche in Italia la radio è stato il primo mezzo di comunicazione di massa a diffondersi presso ogni classe di reddito.
Dagli anni quaranta pure il telefono sarà frequentemente utilizzato come supporto. A partire dagli anni cinquanta, periodo della ricostruzione postbellica, si avverte il bisogno di richiedere l'ausilio di strumenti formativi in grado di permettere una veloce ripresa delle attività scolastiche.

Negli anni sessanta vengono introdotti i supporti audiovisivi (per esempio la televisione) come strumento per apprendere, sebbene in America la sperimentazione della televisione in àmbito formativo fosse iniziata a partire dagli anni anni quaranta. Dopo un decennio si scoprono le potenzialità del mezzo pure in Europa, tantoché le televisioni pubbliche europee si assumo, nei paesi impegnati nella ricostruzione del dopo guerra, il compito di diffondere e divulgare la cultura nazionale. Le nuove opportunità offerte dal mezzo televisivo sono leagate alle sue esemplificazioni visive, facile da comprendere anche per un pubblico con bassa scolarizzazione.
Un'altra tappa fondamentale fu la commercializzazione del VHS (Video Home System): le videocassette consentirono infatti di personalizzare i tempi di fruizione, favorendo la personalizzazione dell'offerta formativa. I sistemi per la formazione a distanza di seconda generazione furono generalmente sistemi integrati: gli audiovisivi sono combinati con gli strumenti offerti dalla telematica (telefono, fax ecc.) e coi supporti tradizionali (p.e. dispense cartacee).

A metà degli anni novanta si sviluppò la teleconferenza, usata in àmbito didattico per la soluzioni di problemi logistici all'interno delle università. Le tecnologie audiovisive hanno potenziato una cultura dell'immagine, meno elitaria rispetto alla scrittura, e una maggiore personalizzazione dei tempi e modi di fruizione.

Terza generazione: le tecnologie informatiche

L'utilizzo del personal computer nell'ambiente domestico rende possibile, a metà degli anni ottanta, il passaggio a una nuova generazione. La FAD di terza generazione si articola in due fasi:

  1. Fase off-line, basata sull'uso di strumenti che non si avvalgono del supporto delle reti (floppy disk, videodischi, CD-ROM);
  2. Fase on-line, caratterizzata dalla diffusione dell'uso delle reti (specie internet).

Con l'avvento della Formazione on-line, l'apprendimento - da modalità individuale e di "autoapprendimento" passivo, diventa un processo complesso e dinamico che prevede il ruolo attivo del discente e dà grande importanza all'apprendimento collaborativo e cooperativo. Recentemente, in seguito alla maturazione dell'editoria multimediale, l'e-learning riesce a sfruttare completamente le nuove tecnologie.

La distinzione della FAD in fasi generazionali, per quanto concettualmente efficace, rischia tuttavia di oscurare l'importanza assunta dai paradigmi educativi e dalle teorie della conoscenza che accompagnano l'evoluzione del settore. In particolare, per quanto riguarda la formazione a distanza che si basa sulla telematica[1][2]e che viene generalmente denominata come e-learning[3], non bisogna dimenticare come essa sia basata sull'interazione tra tutti i partecipanti al progetto educativo come elemento centrale.
È proprio in questo, infatti, che essa si distingue dai sistemi che l'hanno preceduta. L'utilizzo delle nuove tecnologie, da solo, non basta a dar conto del cambiamento. Si pensi, ad esempio, al Computer Based Training che, pur sfruttando le macchine informatiche, costituiva ancora una forma di apprendimento trasmissivo. Ciò che si verifica oggi, nella società della conoscenza, è invece l'emergere di un paradigma costruttivista della conoscenza.

Bibliografia

  • V. Eletti (a cura di), Che cos'è l'e-learning, Carocci, Roma, 2007.

Note

  1. ^ Trentin G. (a cura di) (1999). Telematica e Formazione a Distanza: il caso Polaris, Franco Angeli, Milano, ISBN 13: 9788846414113. https://www.researchgate.net/publication/236116283_Telematica_e_Formazione_a_Distanza/
  2. ^ Trentin G. (2001). Dalla Formazione a Distanza all’Apprendimento in Rete, Franco Angeli, Milano, ISBN 10: 8846433610. https://www.researchgate.net/publication/236116279_Dalla_Formazione_a_Distanza_allApprendimento_in_Rete/
  3. ^ Trentin G. (2008). La sostenibilità didattico-formativa dell’e-learning: social networking e apprendimento attivo, Franco Angeli, Milano, ISBN 13: 9788846491343. https://www.researchgate.net/publication/236116272_La_sostenibilit_didattico-formativa_delle-learning_social_networking_e_apprendimento_attivo/

Voci correlate

Altri progetti

E-learning

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per e-learning (o apprendimento on-line, o teleapprendimento) s'intende l'uso delle tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell’apprendimento facilitando l’accesso alle risorse e ai servizi, così come anche agli scambi in remoto e alla collaborazione (creazione di comunità virtuali di apprendimento). [1]

I progetti educativi di molte istituzioni propongono la teledidattica non solo come complemento alla formazione in presenza, ma anche come percorso didattico rivolto ad utenti aventi difficoltà di frequenza in presenza. Attraverso la teledidattica si facilita la formazione continua e quella aziendale, specialmente per le organizzazioni con una pluralità di sedi.

Principi generali

Tutti i sistemi di e-learning devono prevedere alcuni elementi essenziali, che sono:

  • l’utilizzo della connessione in rete per la fruizione dei materiali didattici e lo sviluppo di attività formative basate su una tecnologia specifica, detta "piattaforma tecnologica" (learning management system, LMS);
  • l’impiego del personal computer (eventualmente integrato da altre interfacce e dispositivi) come strumento principale per la partecipazione al percorso di apprendimento;
  • un alto grado di indipendenza del percorso didattico da vincoli di presenza fisica o di orario specifico;
  • il monitoraggio continuo del livello di apprendimento, sia attraverso il tracciamento del percorso che attraverso frequenti momenti di valutazione e autovalutazione;
  • la valorizzazione di:
    • multimedialità (effettiva integrazione tra diversi media per favorire una migliore comprensione dei contenuti);
    • interattività con i materiali (per favorire percorsi di studio personalizzati e di ottimizzare l'apprendimento);
    • interazione umana (con i docenti/tutor e con gli altri studenti - per favorire, tramite le tecnologie di comunicazione in rete, la creazione di contesti collettivi di apprendimento).

L'insegnamento in linea sfrutta le potenzialità rese disponibili da Internet per fornire formazione sincrona e/o asincrona agli utenti, che possono accedere ai contenuti dei corsi in qualsiasi momento e in ogni luogo in cui esista una connessione internet. Questa caratteristica, unita alla tipologia di progettazione dei materiali didattici, portano a definire alcune forme di teledidattica come "soluzioni di insegnamento centrato sullo studente".

L'obiettivo della teledidattica

Come si avrà avuto modo di capire, l'insegnamento in linea è un processo di formazione continua che implica l'utilizzo delle tecnologie di rete per progettare, distribuire, scegliere, gestire e ampliare l'apprendimento. In quest'ottica gli elementi principali nella progettazione di contenuti erogabili via rete, i quali rendono la Formazione a distanza (abbreviata in FAD) non più assimilabile ai monolitici corsi tradizionali da distribuire indistintamente a tutti gli studenti, sono tre:

  • l'interattività, vale a dire la necessità di coinvolgere il discente, generalmente avvalendosi del learning by doing;
  • la dinamicità, ovvero il bisogno da parte del discente di acquisire nuove competenze mirate just in time;
  • la modularità, ossia la possibilità di organizzare i contenuti di un corso secondo gli obiettivi formativi e le necessità dell'utenza.

Spendiamo altre due parole su questo terzo e ultimo elemento. Ogni blocco formativo (detto nel linguaggio tecnico oggetto di apprendimento, dall'inglese learning object) può essere sfilato da un corso e assemblato con altri blocchi formativi per formare un corso nuovo: pertanto l'oggetto di apprendimento può esser definito come un qualsiasi oggetto che entra a far parte del processo di formazione e che può essere (ri) utilizzato in tempi e luoghi diversi. La sua grandezza varia a seconda della metodologia adottata dal progettista. Ma quali sono le caratteristiche necessarie a rendere riutilizzabili gli oggetti di apprendimento?

  • In primo luogo, la facile reperibilità e trasportabilità;
  • poi la possibilità di gestire gli archivi dei contenuti;
  • infine l'assegnazione ai singoli oggetti di insiemi di metadati.

Oggigiorno esistono solo due certificazioni di trasparenza e riutilizzabilità della teledidattica: l'AICC (acronimo di Aviation Industry CBT Committee) e la SCORM (Sharable Courseware Objects Reference Model). Esistono poi altri gruppi impegnati nella definizione di una specifica internazionale dei learning object, definita e condivisa, menzioniamo ARIADNE (Allience of Remote Instructional Authoring and Distribution Network for Europe) e PROMETEUS (PROmoting Multimedia access to Education and Training in EUropean Society). Da segnalare l'utilizzo del linguaggio XML (Extensible Markup Language) che consente infatti una migliore atomizzazione dei contenuti e una più efficace esportabilità sui diversi supporti (p.e. palmari, periferiche indossabili ecc.).[2]

Differenza rispetto alle altre forme di FAD

Spesso si identifica la teledidattica con qualsiasi tipologia di formazione erogata tramite computer, sia offline (CD-ROM), che online (Internet, intranet ecc. Da questo punto di vista la teledidattica non si discosta dalla formazione a distanza (FAD).

In realtà la componente Internet e/o web e la presenza di una "piattaforma tecnologica" specifica come un learning management system distingue la teledidattica da altre versioni di formazione a distanza, come i Computer Based Training (CBT) e le procedure di monitoraggio e tracciamento degli utenti lo distinguono dai Web Based Training (WBT). In definitiva, se il CBT rappresenta la "prima generazione" della formazione a distanza e il WBT è la seconda, l'insegnamento in linea può essere considerato la terza generazione (o evoluzione).

Un altro fattore di distinzione dell'apprendimento elettronico rispetto alle altre forme di FAD è che nella teledidattica prendono parte al processo formativo una serie di figure e di servizi che sono la spina dorsale della metodologia di insegnamento: il tutor e la comunità di pratica, che permettano un reale e fattivo processo di apprendimento: spesso soprattutto per quanto riguarda la formazione aziendale questa componente viene sacrificata.

La teledidattica può inserirsi in processi formativi definiti "misti" (o blended learning) in cui la componente online si affianca alla formazione di stampo tradizionale (interventi in aula, supporto telefonico, workshop, seminari ecc.).

Recentemente è stato utilizzato anche il termine web learning, insegnamento sul web, che accentua l'aspetto "reticolare" dell'apprendimento, piuttosto che quello, ormai scontato, della componente "elettronica" ovvero "virtuale".

Nella prospettiva di un graduale affermarsi del Web semantico, infatti, si può immaginare facilmente (ma già oggi è concretamente realizzabile) un percorso di apprendimento e formazione autogestito che veda il discente muoversi attraverso vari portali e siti, piattaforme diverse (gestite da autorità diverse), concordi nella valutazione standardizzata delle classificazioni dei materiali, degli esami e dei livelli di ingresso e di uscita nel processo formativo.

Tecnologia

Un componente base della teledidattica è la piattaforma tecnologica (learning management system o LMS) che gestisce la distribuzione e la fruizione della formazione: si tratta infatti di un sistema gestionale che permette di tracciare la frequenza ai corsi e le attività formative dell'utente (accesso ai contenuti, tempo di fruizione, risultati dei momenti valutativi,...).

Tutte le informazioni sui corsi e gli utenti restano indicizzate nel database della piattaforma: questa caratteristica permette all'utente di accedere alla propria offerta formativa effettivamente da qualsiasi computer collegato a Internet, generalmente senza la necessità di scaricare software ad hoc dal lato del client, e a volte perfino senza necessariamente consentire attraverso il proprio browser il deposito e la memorizzazione di cookies. L'utente è insomma in questo caso totalmente delocalizzato e in virtù di ciò più semplice risulta il suo accesso al proprio percorso formativo modellizzato sul server, anywhere/anytime, ovunque e in qualsiasi momento.

Se la piattaforma risulta essere una componente fondamentale per la teledidattica, l'aula virtuale (o ambiente collaborativo) è la metodologia didattica che permette l'interazione (soprattutto in modalità sincrona) fra gli utenti: si tratta infatti di strumenti che favoriscono la comunicazione immediata tramite chat, lavagne condivise (interactive whiteboards) e videoconferenza e così via. I software di ambiente collaborativo possono gestire anche l'apprendimento asincrono (che non necessita la presenza degli utenti nello stesso momento): forum di discussione, document repository, accesso ai materiali didattici o a materiali di supporto...

Contenuti

I contenuti dei corsi didattici possono essere progettati in diversi formati: pagine HTML, animazioni 2D o 3D, contributi audio, contributi video, simulazioni, esercitazioni interattive, test,… In qualsiasi caso, si tratta di contenuti realizzati in modalità multimediale e possono essere costruiti ad hoc (attraverso software di authoring) o essere stati modificati da materiale già esistente in formato elettronico come ad esempio gli eBook (anche in modo molto semplice, salvando - ad esempio - una presentazione in formato HTML).

Gli esperti di e-learning sostengono che i materiali didattici dovrebbero essere costruiti ad hoc in modo da garantire le quattro principali caratteristiche della formazione online:

modularità
il materiale didattico deve essere composto da "moduli didattici", chiamati anche Learning object (LO) in modo che l'utente possa dedicare alla formazione brevi lassi di tempo (indicativamente 15/20 minuti di tempo), personalizzando così tempi e modalità di approccio ai contenuti.
interattività
l'utente deve interagire con il materiale didattico, che deve rispondere efficacemente alle necessità motivazionali dell'interazione uomo-macchina
esaustività
ogni LO deve rispondere a un obiettivo formativo e portare l'utente al completamento di tale obiettivo.
interoperabilità
i materiali didattici devono essere predisposti per poter essere distribuiti su qualsiasi piattaforma tecnologica e per garantire la tracciabilità dell'azione formativa. A tal fine sono stati individuati quindi degli standard (AICC, SCORM, IMS,…) che devono essere implementati per garantire la comunicazione fra diversi sistemi e fare in modo che un Learning Object concepito su una piattaforma possa essere integrato in un'altra. Attualmente lo standard più diffuso è SCORM.

L'evoluzione tecnologica ha portato alla realizzazione di sistemi learning content management system (LCMS) che si occupano della gestione dei contenuti sia nella fase di creazione che nella fase di erogazione. Tali strumenti, associati al LMS, completano una piattaforma di e-learning.

Da un punto di vista tecnico, i Learning Object (le unità di apprendimento) sono oggetti descritti tramite specifiche XML e/o, appunto, dialetti specializzati di XML come EML ed altri, che vengono interpretati dal browser nella sua interazione con il LCMS server per costruire l'oggetto documentale multimediale, il test con le sue caratteristiche e, in SCORM e successivi, anche la corretta sequenzazione di contenuti del percorso formativo. Un oggetto di apprendimento (LO) può contenere inoltre specifiche del livello di ingresso, dei prerequisiti, del contesto di applicazione.

Siti didattici e siti culturali tra cui Rai International si sono posti il problema di quanto l'innovazione didattica operante in rete abbia fatto diminuire la distinzione tra siti didattici e siti culturali, con ovvie ripercussioni anche in tema di diritto d'autore [3]

Le nuove figure professionali

Varie sono le figure professionali che orbitano attorno al mondo dell'e-learning. Quelle che illustreremo a breve spesso in Italia sono riunite in una sola persona fisica. Ma prima di far ciò è bene elencare le strutture che intervengono in modo rilevante nello svolgimento del processo, suddividendole in:

  • cliente, ovvero chi commissiona gli interventi formativi;
  • learning company, l'azienda che risolve con diverse soluzioni i bisogni del cliente;
  • fornitore di contenuti, la struttura che fornisce i contenuti oggetto del percorso di apprendimento;
  • multimedia agency, l'azienda che collabora con la learning company alla progettazione del corso multimediale e ne realizza concretamente la grafica e il software;
  • tester, le aziende che collaborano con le learning company alla verifica tecnica dei prodotti finiti [4].

Nella fase decisionale

Le figure responsabili in un'organizzazione dell'elaborazione di strategie formative sono:

  • il chief learning officer che formula le strategie di formazione in accordo con i vertici dell'impresa, dettando le linee di sviluppo dei principali sistemi di gestione della conoscenza;
  • il formatore che lavora a stretto contatto col chief learning officer, traducendo le strategie di quest'ultimo in specifici interventi formativi;
  • infine, il learning administrator che usa i corsi già disponibili a catalogo o realizzati su commissione per rispondere alle necessità di formazione presenti nelle aziende [5].

Nella progettazione

Le figure coinvolte nella progettazione di prodotti e-learning spesso provengono da settori diversi e, soprattutto in Italia dove la teledidattica è una realtà giovane, quasi mai nascono direttamente nel settore.

  • instructional designer (in italiano detto anche progettista didattico) che ha il compito cruciale di recepire e soddisfare gli specifici bisogni formativi del target elaborando un'adeguata strategia didattica. Per far ciò necessità di una notevole conoscenza delle teorie dell'educazione, nonché dei linguaggi informatico-multimediali;
  • il curricula planner, invece, è un instructional designer esperto che progetta e imposta un pacchetto di prodotti attinenti alla medesima area didattica, così da dare vita a un vero e proprio curriculum formativo;
  • il knowledge designer, una figura simile al progettista, che deve avere in più una conoscenza di base sia delle principali logiche di organizzazione aziendale sia dei sistemi informatici di gestione della conoscenza. Egli lavora, in contatto col chief learning officer e il training manager, alla definizione dei principali flussi di conoscenza da condividere all'interno dell'azienda;
  • il progettista di contenuti è l'esperto della singola materia, il quale interviene nella definizione e nella realizzazione di un adeguato approccio alla materia stessa;
  • il progettista multimediale è l'esperto di comunicazione multimediale. Egli cura all'interno della multimedia agency l'utilizzo adeguato ed efficace di tutti i linguaggi e gli strumenti a disposizione. Il suo intervento è centrale nella progettazione dell'interfaccia multimediale così come della navigazione;
  • l'art director, esperto della comunicazione visiva, che si occupa del design grafico dell'interfaccia del prodotto, supportando sia l'instructional designer che il progettista multimediale [6].

Nella produzione

Le competenze delle figure che gravitano attorno alla produzione di un prodotto e-Learning devono ruotare attorno ai seguenti due poli:

  • la gestione del processo produttivo,
  • la realizzazione del prodotto finito.

Partendo dal primo punto, ricordiamo le seguenti figure:

  • il responsabile della produzione che pianifica, organizza e controlla la produzione multimediale nel suo insieme, coordinando tutti i prodotti che hanno a che fare con la struttura;
  • il responsabile di progetto che, avendo la responsabilità della realizzazione, della qualità e della consegna del prodotto richiesto nei tempi prefissati, deve pianificare, gestire e monitorare l'andamento dei lavori. Tutto ciò lo induce ad avere frequenti rapporti con gli eventuali committenti per informarli sull'andamento dei lavori e/o recepirne le indicazioni (soprattutto in Italia, la figura del responsabile di progetto, svolge anche un lavoro progettuale, affiancandosi o sostituendosi all'instructional designer);
  • lo sviluppatore di contenuti, un esperto della materia che scrive la prima traccia dei contenuti basandosi sulla struttura elaborata dal content designer (spesso sviluppatore e progettista di contenuti sono un'unica persona fisica o comunque fanno parte del content provider, vale a dire di quella struttura che fornisce i contenuti);
  • lo sceneggiatore multimediale che, sulla base delle specifiche didattiche stabilite dall'instructional designer, scrive, nel rispetto della struttura dei contenuti ideata dallo sviluppatore di contenuti, la sceneggiatura del corso, rielaborando i testi scritti da quest'ultimo. Le sue principali attività sono: la stesura del testo da visualizzare sulla singola schermata, la sceneggiatura dell'eventuale testo audio da registrare, l'individuazione dei collegamenti tra i materiali accessori e il contenuto del corso, il supporto all'esperto nella programmazione e stesura delle interazioni che l'utente dovrà compiere durante la fruizione del corso;
  • il grafico che traduce in concreto le specifiche di progetto elaborate dall'art director e dal progettista multimediale; deve per tanto avere una notevole conoscenza dei principali strumenti di disegno grafico;
  • lo sviluppatore multimediale che si occupa di tutti gli effetti multimediali presenti nel corso (contributi audio e video, fotografie, ecc.);
  • il sistemista che organizza, dal punto di vista del software, le funzioni del corso, le modalità di fruizione e le interazioni;
  • lo sviluppatore di software che, inserendo in tale struttura contenuti relativi alle singole schermate del prodotto, ne assembla i vari elementi, fissandone l'esatto ordine di presentazione e la corretta sequenza nelle attività;
  • infine, il collaudatore di qualità (debugger) che controlla se il prodotto finito risponde alle specifiche previste dal punto di vista della navigabilità e del software, senza guardare per tanto alla qualità della didattica o alla correttezza dei contenuti [7].

Tutoraggio in linea ed elementi motivazionali

Una delle maggiori criticità della teledidattica rispetto alla formazione tradizionale è l'apparente mancanza del docente.

L'assenza di questa figura viene sopperita con azioni di tutoraggio che supportano la formazione degli utenti per quanto riguarda l'approfondimento degli argomenti di studio e per la motivazione: il Tutor di formazione agisce in modo da limitare l'effetto abbandono dell'apprendimento prima del termine della formazione (drop-out), che nell'e-learning ha un tasso di rischio notevolmente più alto rispetto alla formazione tradizionale.

  • Il tutor agisce sulle attività del singolo e del gruppo attraverso gli strumenti disponibili (chat, forum, posta elettronica, ecc.);
  • Ha il compito di distribuire i materiali didattici e di supporto;
  • Si relaziona con gli esperti di contenuto per aiutare gli utenti nella formazione;
  • In molti casi gestisce le aree di collaborazione degli LMS;
  • Funge da moderatore durante le attività.

Sostenibilità della teledidattica

Il concetto di sostenibilità in campo e-Learning[8] è di estrema importanza e delicatezza. La sostenibilità è infatti come la cartina al tornasole della qualità, efficacia ed efficienza del processo di insegnamento/apprendimento basato sull’uso estensivo dell'ICT e sulla TEL[9].

Il concetto di sostenibilità si lega inoltre, a doppia mandata, con il concetto di valore aggiunto: un intervento formativo di tipo teledidattico è sostenibile nel momento in cui offre un valore aggiunto rispetto ad un intervento formativo di tipo tradizionale.

Le condizioni che possono determinare una reale sostenibilità della teledidattica sono varie e mutevoli, ed il concetto stesso di sostenibilità acquisisce significati differenti a seconda del contesto preso in considerazione e degli obiettivi da raggiungere. Ad esempio, la sostenibilità didattico-formativa all’interno di un contesto scolastico spesso non collima con la sostenibilità economica o con quella delle risorse da mettere in campo.

In generale, la sostenibilità della teledidattica non vuol dir altro che domandarsi “quando” e “se” serve la teledidattica nel processo di insegnamento/apprendimento.

Ad esempio, l’uso del computer a supporto delle strategie e tecnologie didattiche non è sufficiente da solo a dare quel valore aggiunto alla teledidattica e a renderla sostenibile dal punto di vista didattico-formativo. Un approccio teledidattico diviene invece sostenibile nel momento in cui l’uso del computer in particolare, e dell'ICT in generale, può garantire reale valore aggiunto alla didattica, valore aggiunto che non potrebbe essere raggiunto con strumenti e approcci tradizionali.

In altre parole, il fattore determinante per la sostenibilità didattico-formativa dell’e-Learning è la capacità di sfruttare efficientemente le potenzialità intrinseche delle tecnologie nel processo educativo del discente in modo da arricchirlo e migliorarlo.

L’e-Learning collaborativo, ad esempio, è spesso considerato il più efficiente, poiché offre quella interazione sociale tra i discenti che dà valore aggiunto al processo di apprendimento, gli fa acquisire abilità nell’uso delle ICT e competenze per la risoluzione di problemi, ma, di converso, dilata i tempi dedicati allo studio e presuppone maggiore impegno (gestionale e temporale) da parte dei formatori. In questo caso, avremmo un e-Learning sostenibile dal punto di vista didattico-formativo-pedagogico (offrendo un apprendimento collaborativo, costruttivista e mutato), ma probabilmente non sostenibile da un punto di vista organizzativo-gestionale-economico (magari per mancanza di tempo, di strutture e di strumenti).

Le soluzioni teledidattiche miste (e-Learning content-driven e Collaborative e-Learning) sono spesso considerate quelle più sostenibili da un punto di vista didattico-formativo, poiché apportano i vantaggi tipici di entrambi gli approcci, quindi un maggiore valore aggiunto, ma anche qui bisogna fare attenzione. Soluzioni miste non sono solo alternanza di studio in presenza (lezioni frontali) e a distanza (on-line training), bensì sono l’integrazione di metodi e strumenti didattici tipici di entrambi gli approcci. In tal senso le blended solution possono essere considerate le più sostenibili da un punto di vista non solo didattico-formativo, ma anche contenutistico (con la veicolazione di validi contenuti digitali). Di converso, invece, tali blended solution sono probabilmente meno sostenibili se si prende in considerazione la dimensione organizzativo-gestionale o economica dell’intervento formativo. Nella didattica universitaria, ad esempio, i motivi che spesso muovono i docenti ad adottare una blended solution sono dettati da scelte didattiche (recupero di tempo-aula a vantaggio della veicolazione delle competenze del professore), ma anche da scelte logistiche (riduzione di lezioni frontali per mancanza di aule). In tal senso, una blended solution pensata e proposta per risolvere problemi logistici e organizzativi è sì sostenibile in questa specifica dimensione (logistico-organizzativa), ma molto probabilmente non lo è dal punto di vista didattico-formativo, magari per una non adeguata progettazione didattica o per la mancanza di e-content validi, in quanto prodotto di una necessità pratica (risparmiare tempo e risorse).

La teledidattica nella formazione aziendale

I vantaggi didattico-formativi dovuti all'adozione dell'e-learning, possono diventare economicamente rilevanti in un contesto di sviluppo aziendale. La teledidattica applicata all'impresa serve per conservare, sviluppare e trasmettere le conoscenze dell'azienda ai dipendenti aumentando l'efficienza dei processi interni all'organizzazione e di conseguenza risparmiando in termini di tempo e denaro. La teledidattica come strumento di formazione aziendale si sta dimostrando una potente leva commerciale per la forza vendita:

  • il numero delle trasferte si riduce grazie alla possibilità di formare la propria forza vendita a distanza;
  • con l'implementazione di video-tutorial l'attività di assistenza sui prodotti venduti è soggetta ad un drastico sgravio di lavoro. La maggior parte delle trasferte per manutenzione sono infatti sostituite da lezioni on-line grazie alle quali il cliente può trovare autonomamente risposta a molte delle sue domande inerenti al "saper-fare";
  • i manuali sul prodotto sono molto più fruibili poiché "far vedere" via video come si utilizza un prodotto è ovviamente più immediato e comprensibile che descriverlo.

Stato dell'arte e diffusione della teledidattica nel mondo

Il mercato della teledidattica

Nel 2007 il mercato dell'e-learning e per la formazione si è mantenuto generalmente costante. Ora, se nell'àmbito della formazione tradizionale è facile stabilire "chi fornisce cosa e a chi", non lo stesso non si può dire della teledidattica. Ciò nonostante proveremo a dare una risposta, prendendo in esame la situazione attuale. Da lato dell'offerta troviamo gli sviluppatori di piattaforme tecnologiche e software, gli sviluppatori di contenuti, i centri di formazione virtuali, i fornitori di servizi di teledidattica a 360° (global e-learning service providers). Resta aperto il problema del produrre o comprare? [10] È meglio realizzare in casa il sistema teledidattico più adeguato alle proprie esigenze o acquistarlo all'esterno? Vediamo il fenomeno caso per caso. Nel caso dei grandi industriali è possibile creare una divisione o una nuova società che si occupi della formazione dei suoi dipendenti; in quello delle piccole e medie imprese invece le cose sono più difficili: le limitate risorse a disposizione inducono spesso ad "affittare" un ambiente integrato di formazione per la fruizione di via web dei prodotti e dei servizi offerti da una società specializzata. Ancora diversi sono i casi dell'università, qualora ricca di contenuti ma povera in termini d'infrastrutture, e della pubblica amministrazione, bisognosa di nuove competenze ma divisa tra la centralità delle scelte e la delega alle realtà locali. In una realtà così frammentata, uno ruolo centrale hanno i partenariati, vale a dire le alleanze tra le migliori aziende e università e/o centri di eccellenza, nazionali e non. Negli ultimi tempi questo fenomeno si sta sempre più internazionalizzando in piena sintonia con la filosofia dell'e-learning: acquisire i migliori contenuti o le migliori soluzioni, ovunque essi siano, per metterle a disposizione dei propri clienti, tanto che un'offerta e-learning valida è un'offerta personalizzata, ad hoc. Un'ultima considerazione: nell'odierna "società della conoscenza", dove sapere è davvero potere, la teledidattica si offre come uno strumento potente e flessibile; l'offerta dovrà per tanto proporsi sempre più con soluzioni chiare, economicamente vantaggiose, con prodotti che non invecchino facilmente e che rispettino le specifiche internazionali [11].

Stati Uniti

La mappa della diffusione della teledidattica nel mondo vede - sia in termini di utenti che di fatturato del settore - in posizione dominante gli Stati Uniti seguiti da vicino dal Regno Unito e dai paesi del nord-Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia); la tendenza di crescita è stata stimata in valori a 2 cifre decimali da vari osservatori. Per il mercato USA sono state fatte previsioni di crescita da 10,3 miliardi $ di mercato nel 2001 a 80,5 miliardi $ nel 2006 a 212 miliardi $ nel 2011 (Forrester Research). Anche gli utenti del continente asiatico utilizzano in proporzione rapidamente crescente tecnologie di e-learning. I principali acquirenti sono le aziende private.

Europa

Benché l'Europa sia un mercato ancora giovane, l'IDC ha stimato che il mercato teledidattico europeo ha avuto nel 2001 un valore di 717 milioni di dollari, che salirebbe a 4 miliardi di dollari entro il 2004. Boom previsto anche in Italia, dove entro i primi quattro anni del millennio si dovrebbero toccare i 259 milioni di dollari. I paesi europei che più investono nell'e-Learning sono Germania, Gran Bretagna e Francia col 40% degli investimenti totali effettuati in Europa; seguono, con un netto stacco, Olanda, Italia e paesi scandinavi col 10%. Comunque l'interesse della Commissione europea per le opportunità dell'apprendimento elettronico sono alla base di un crescente interesse per la formazione su internet. All'origine del ritardo del mercato europeo dell'e-learning nei confronti di quello degli USA, vi sono le variegate differenze geografiche e culturali tra stato e stato, che inducono a una forte richiesta di personalizzazione dei contenuti [12]. A favore della tendenza positiva statunitense, giocano sicuramente la tipologia organizzativa di molte aziende (multinazionali e grandi aziende decentrate su un vasto territorio) e una componente culturale nei confronti dell'educazione aperta (sicuramente più che in Europa) all'utilizzo di strumenti intermedi, non solo nelle aziende, ma anche nell'università e negli istituti di educazione superiore.

Mercato orientale

Anche il mercato orientale è in forte crescita, soprattutto in Cina Giappone e Corea. Tutto ciò attrae l'interesse delle aziende statunitensi [13].

Italia

Per molte ragioni in Italia la diffusione della teledidattica è notevolmente più lenta e difficoltosa rispetto alle tendenze americane: la tradizione culturale della formazione in aula è molto più radicata e, nonostante gli incentivi (sia rivolti alle aziende pubbliche e private, che alle istituzioni educative) per la sua diffusione, sembra che il panorama formativo italiano sia "timoroso" rispetto all'implementazione di tali programmi.

Ciononostante sono nati i primi corsi di laurea online (Politecnico di Milano, Università di Firenze,…) e svariati decreti del ministro per l'Innovazione Tecnologica, Lucio Stanca, hanno lavorato affinché la diffusione nella Pubblica Amministrazione dell'e-learning venga pianificata e conclusa nel prossimo biennio[non chiaro]. Un altro ateneo molto attivo in questo settore è, anche per ragioni geografiche di isolamento dalle grandi vie di comunicazione, l'Università di Camerino, con diversi servizi in linea cui si affiancano anche corsi svolti in videoconferenza e perciò altamente interattivi e coinvolgenti, presso aule attrezzate ad hoc[14].

L'Università degli studi di Padova, dall'anno accademico 2008-2009, ha attivato il Corso di laurea magistrale online in Teorie e metodologie dell'e-learning e della media education (E-media). Inizialmente il corso era erogato dalla Facoltà di scienze della formazione. In seguito alla successiva riforma universitaria, che ha visto l'eliminazione delle Facoltà, dall'a.a. 2012-2013 ad erogarlo è stato il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA). Nel 2013 era l'unico corso di questo genere in Italia. [15].

L'Istituto nazionale di documentazione per l'innovazione e la ricerca educativa, ente nazionale di ricerca e di documentazione in ambito educativo, da alcuni anni si occupa della formazione in servizio del personale della scuola (dirigenti, insegnanti, personale amministrativo e collaboratori scolastici). Propone una modalità blended (in collaborazione con il MIUR e gli Uffici Scolastici Regionali) e mette a disposizione l'ambiente di collaborazione in linea[16].

Nel febbraio 2007 i quotidiani nazionali La Repubblica e Il Sole 24 Ore hanno lanciato il master in gestione ed economia d'impresa in CD e DVD allegati ai quotidiani, con una piattaforma di teledidattica alla quale i lettori possono accedere per le prove di valutazione. Con questa operazione la formazione a distanza diventa un fenomeno mediatico aperto al grande pubblico.

Vi è qualche iniziale esempio di collaborazione con il mondo dell'industria come il progetto "Georges De La Tour a Milano" che è un progetto Eniscuola creato e gestito da Eni in collaborazione con un istituto superiore di Brindisi l'ITIS liceo Majorana e la Fondazione Eni Enrico Mattei.

Per raggiungere l’obiettivo di mettere a disposizione dei giovani tutte le informazioni necessarie sui temi dell’energia e dell’ambiente, lo strumento utilizzato, fin dal 2000, è stata una piattaforma di e-learning aperta a tutte le scuole che la possono utilizzare in aula come strumento per imparare ed anche sperimentare giocando. L'assistenza alle classi che aderiscono al progetto si realizza anche in un'attività di controllo dell'efficacia dell'iniziativa [17].

Concrete iniziative, rivolte agli studenti, ma soprattutto all'approccio dei docenti verso nuove forme di insegnamento delle materie scientifiche sono stati realizzati a livello locale.[18] o con la collaborazione degli uffici scolastici delle varie regioni [19]

L'Unesco [20], il Ministero Italiano per la Pubblica Istruzione, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, il Ministero dell’Istruzione Ungherese, l’Unione europea hanno patrocinato e dato riconoscimenti al progetto Eniscuola.

Il mercato della teledidattica dopo la crisi della new economy: mutamento dell'offerta e della domanda

Dopo la crisi economica, conseguente all'11 settembre, le aziende hanno iniziato a investire meno ma in modo più incisivo. Oggi la crescita è intesa come continuo aggiornamento delle competenze, condivisione degli obiettivi aziendali e adattamento a situazioni sempre più mutevoli e instabili. L'e-learning assurge così a nuovo modo di gestire la conoscenza tramite strumenti di condivisione e di collaborazione. Le aziende investono soprattutto in information technology, lingue e materiale tecnico. Per un intervento formativo tanto specifico è necessaria di volta in volta un'adeguata analisi dei fabbisogni specifici [21].

Il mercato della teledidattica e le università virtuali

In USA, la scuola e l'università investono due miliardi di dollari nella teledidattica. Lenta è invece la sua adozione nell'ambiente scolastico italiano e scarsi sono gli investimenti. Le cause vanno ricercate nella diffidenza, nella scarsa propensione ai nuovi strumenti e al divario tra generazioni. Per rimediare a ciò occorrebbe che gli insegnanti per primi vengano formati sia all'uso dei nuovi strumenti, sia alle nuove modalità di apprendimento. Comunque due vistose eccezioni nel panorama scolastico italiano: l'Istituto tecnico di Torino di Grugliasco e l'Istituto tecnico industriale Belluzzi di Bologna. Anche nella scuola, partenariati e collaborazioni con enti pubblici e privati aiutano a superare le tradizionali lentezze burocratiche per l'acquisizione delle infrastrutture necessarie: spesso laddove si collabora tra scuole e istituzioni, pubbliche e/o private, nascono progetti innovativi. Scarso in Italia, a differenza di quanto avviene negli USA, è anche uso della teledidattica nelle università italiane. Anche in questo caso però non mancano l'eccezioni come il Politecnico di Milano, la Bocconi, l'Università degli Studi di Padova, e altre realtà universitarie minori (come l'Università Popolare di Milano). Significativa in Italia la scarsità dei master on-line. Le virtual universities oggigiorno sono punte di diamante nel panorama internazionale. La formazione aperta a tutti, partnership internazionali, distribuzione del potere decisionale a tutte le sedi, sistemi di gestione della conoscenza sono i requisiti principali di queste realtà [22].

Il mercato della pubblica amministrazione

Anche il mercato della teledidattica nella pubblica amministrazione stenta a decollare, sebbene pure qui non manchino le eccezioni: si pensi all'intervento formativo on-line PASS (Pubbliche Amministrazioni per lo Sviluppo del Sud). Nel caso della pubblica amministrazione il problema del ritardo non sta nella mancanza d'interesse o diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie al servizio della formazione, ma è insito nel processo di trasformazione funzionale, istituzionale, amministrativa, organizzativa e professionale che l'amministrazione pubblica italiana sta vivendo in questi anni. A differenza delle aziende private, per cui la riduzione dei costi sembra essere ancora il primo motivo di adozione della formazione a distanza, la pubblica amministrazione punta sull'apprendimento elettronico per la sua finzione di collettore e condivisione delle esperienze. Concludendo dunque per la pubblica amministrazione si può registrare una forte carenza di e-learning, ma anche una forte volontà di adottare soluzioni formative di quel tipo [23].

Note

  1. ^ COM (2001)172 definizione del 28 marzo 2001.
  2. ^ Eletti.
  3. ^ Rai international
  4. ^ Eletti, p. 115.
  5. ^ Eletti, pp. 116-117.
  6. ^ Eletti, pp. 117-119.
  7. ^ Eletti, pp. 119-122.
  8. ^ Trentin.
  9. ^ Il Technology Enhanced Learning è l'insieme dei possibili modi di usare l'ICT per arricchire, migliorare, ottimizzare il processo di apprendimento, favorendo i differenti stili e ritmi di apprendimento e offrendo agli studenti flessibilità in termini di studio
  10. ^ Una scelta, qualunque essa sia, comporta l'esclusione dei vantaggi derivanti dalla scelta alternativa.
  11. ^ Eletti, pp. 95-99.
  12. ^ Eletti, pp. 100-101.
  13. ^ Eletti, p. 101.
  14. ^ Informazioni più dettagliate possono essere reperite su videoconf.it dove è possibile informarsi sul primo caso italiano di teledidattica in videoconferenza, accompagnata da sistemi di e-learning, con quattro sedi distaccate collegate in tempo reale e contemporaneamente (Roma-Camerino-Terni-Orvieto) nell'a.a.2000/01. L'iniziativa più significativa coinvolse gli studenti-lavoratori di Roma e Terni in collegamento tramite aule didattiche attrezzate e poi anche la sede di Ascoli Piceno con Camerino, per gli insegnamenti di Scienze e Tecnologie del corso di Tecnologie per il restauro e la conservazione dei beni culturali.
  15. ^ E-media
  16. ^ Puntoedu
  17. ^ eventi
  18. ^ Scuola a Bergamo
  19. ^ ufficio regionale scolastico per la Lombardia Piemonte Umbria Campania
  20. ^ La commissione nazionale italiana per l’UNESCO ha riconosciuto l'iniziativa Eniscuola nell'ambito del Decennio ONU dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile
  21. ^ Eletti, pp. 106-107.
  22. ^ Eletti, pp. 108-112.
  23. ^ Eletti, pp. 112-114.

Bibliografia

  • Valerio Eletti (a cura di), Che cos'è l'e-learning?, Roma, Carocci, 2002, ISBN 978-88-430-2336-3.
  • Guglielmo Trentin, La sostenibilità didattico-formativa dell'e-learning: social networking e apprendimento attivo, Milano, Franco Angeli, 2008, ISBN 978-88-464-9134-3.

Voci correlate

Collegamenti esterni

E-learning in Open Directory Project, Netscape Communications. (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "E-learning")

Learning object

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
« Un learning object è ogni risorsa digitale che può essere riutilizzata per supportare l’apprendimento. »
(D. A. Wiley)

Un learning object (sinteticamente noto come LO dal relativo acronimo) è una unità di istruzione per l'e-learning, riutilizzabile.

I learning object costituiscono particolari tipi di risorse di apprendimento autoconsistenti, dotate di modularità, reperibilità, riusabilità e interoperabilità, che ne consentono la possibilità di impiego in contesti diversi.

Lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha avuto significative ripercussioni anche sulle modalità di apprendimento, stimolando la formazione di nuove risorse didattiche.

A questo proposito, spesso si ritiene che l’approccio pragmatico/produttivo dell’e-learning, finalizzato al risparmio di tempi e costi nella fase di progettazione e produzione dei materiali didattici, sia l’orientamento fondante che ne ha la realizzazione di LO.

Caratteristiche

I LO sono unità autoconsistenti, in quanto rappresentano un’unità minima costituita da uno o più asset (elementi minimi costituiti da un’immagine, un video, ecc.) per l’acquisizione di conoscenza rispetto ad un obiettivo formativo. Di grande importanza, è la questione della granularità, ovvero la dimensione di un LO per permetterne l'aggregazione con un altro LO.

Nella fattispecie, i LO sono:

  • autoconsistenti: costituiti da uno o più asset.
  • modulari: aggregabili con altri LO.
  • reperibili: grazie alla marcatura dei metadati.
  • riusabili: per la loro autonomia in diverse situazioni di apprendimento.
  • interoperabili: possono funzionare su diverse piattaforme che erogano materiali didattici (LMS) grazie all’attenzione data agli standard (SCORM) che definiscono le regole di impacchettamento e ordine di fruizione dei LO.

Dimensione

Quanto deve essere grande un learning object? Sulla questione permane una certa aleatorietà. Infatti, oltre che al buon senso di chi lo produce, che dovrebbe discriminare le adeguate dimensioni della risorsa, non vi sono delle regole precise condivise. Un'indicazione in merito alla determinazione di quanti contenuti debbano figurare in una lezione è stata fornita dalla CISCO, nota azienda nel campo di Internet, essa stabilisce in 7(+/-2) concetti da presentare al fruitore una possibile misura di grandezza del LO.

Standard e metadati

Se il loro riutilizzo è la finalità che viene perseguita con la loro creazione, a tutt'oggi rimangono ancora da definire degli standard sui metadati, che individuino linee guida comuni per la classificazione dei LO e consentano ai formatori che intendono farne uso un'agevole individuazione della risorsa più idonea ad un dato percorso formativo (in relazione al contenuto, al grado di difficoltà, al grado di interazione, ecc.).

I metadati

Per garantire che i LO siano aggregati e riutilizzati è necessario standardizzare la loro descrizione ovvero definire il cosiddetto set di metadati.

I metadati (metadata) possono intendersi come quei dati che non si riferiscono direttamente ai contenuti concreti di un LO, ma che li classificano, nel senso che forniscono informazioni sui dati stessi, rinviando indirettamente anche ai contenuti di apprendimento del LO. Ad esempio, con questa accezione, in una scheda di identificazione di un testo in una biblioteca sono metadati di un’opera i campi "autore" "titolo", ecc. che rinviano ai dati contenuti nei relativi campi per esempio "Settembrini" e "Ricordanze della mia vita"; analogamente, per i LO i metadati forniscono le informazioni necessarie a classificare la risorsa sulla base di determinati parametri stabiliti. I metadati sono utili ai fruitori non solo per acquisire informazioni sui LO, ma soprattutto per reperirli negli appositi repository di LO, i quali sono degli archivi digitali che raccolgono e catalogano i LO secondo i canoni di classificazione dei metadati.

Repository

Esempi di repository sono:

Gli standard

Come essere certi quindi di un'accuratezza e completezza tale dei metadati in modo che un LO sia ben definito? Si stanno cercando di individuare e fissare standard per la definizione di metadati (Learning Object Metadata o LOM), tuttavia va fatto presente che i criteri che si possono adottare possono derivare dalle indicazioni di esperti oppure, in un contesto di comunità, essendo diverse le autorità a cui fare riferimento, possono rimandare a "convergenze parziali di significato", in modo che la catalogazione non sia preda di anarchie e confusioni, ma di una pluralità regolata di forme di organizzazione. Si veda, ad esempio, LTSC-IEEE, Learning Thecnology Standards Commitee (http://ltsc.ieee.org/wg12/).

SCORM

Altri metadati necessari per la produzione di un LO riguardano le indicazioni che fanno sì che il LO possa essere utilizzato da diverse piattaforme (LMS), sia cioè interoperabile. Lo standard che si occupa di garantire questa funzionalità è SCORM (Sharable Content Object Reference Model). SCORM definisce l’insieme delle procedure che aggrega i contenuti dei LO e il modo di elaborare questi contenuti sulla piattaforma: i dati sul corso, i metadati, l’interazione studente-piattaforma, i test e le valutazioni sono gestite da un file.xml che garantisce l’interoperabilità.

Progetti

United Kingdom Learning Object Metadata

United Kingdom Learning Object Metadata, in sigla UK LOM, attualmente è una bozza di schema che viene sottoposta ad interrogazione da una comunità di professionisti al fine di individuare una prassi comune per l'UK per l'elaborazione del contenuto dei learning objects.

Attraverso il confronto fra 12 schemi di metadati, UK LOM si propone di raccogliere il nucleo comune degli elementi dei metadati e cerca di registrare le pratiche comuni, considerandole più interessanti delle pratiche migliori. Il suo obiettivo non è quello di essere prescrittivo, ma piuttosto quello di riflettere le operazioni che i professionisti effettuano mentre arricchiscono il contenuto con dei tags.

Entro UK LOM si trovano tre generi di elementi:

  • obbligatori
  • opzionali
  • opzionali (raccomandati)

Gli elementi obbligatori devono sempre essere completati per assicurare la interoperabilità. Gli elementi opzionali possono essere inclusi dove possono portare a qualche beneficio. Gli elementi opzionali (raccomandati) dovrebbero essere inclusi ogni qual volta risulti possibile.

Canada Learning Object Project eduSource

Il progetto eduSource è un progetto che coinvolge l'intero Canada nella creazione delle infrastrutture per una rete di interoperable learning object repositories. Un repository differisce dal materiale standard per il Web, in quanto fornisce a insegnanti, studenti e genitori informazioni che sono strutturate e organizzate per facilitare il ritrovamento e l'uso di materiali di insegnamento, quale che sia la locazione della risorsa. Il progetto eduSource si basa su standard nazionali e internazionali, è interamente bilingue (francese/inglese), ed è accessibile a tutti i canadesi ed agli utenti internazionali, inclusi portatori di disabilità.

CanCore

CanCore è un profilo di applicazione (come lo UK LOM Core) dello standard per metadati di learning objects.[1]

Esso, contrariamente a molti profili di applicazioni, si preoccupa di fornire una guida dettagliata per l'interpretazione e l'implementazione di ogni elemento di dati nello standard LOM. Queste linee guida costituiscono un documento di circa 250 pagine e sono state sviluppate nel corso di tre anni attraverso la consultazione con esperti del Canada e di altri paesi del mondo. Queste linee guida sono disponibili gratuitamente sul sito Web di CanCore.

SLOOP

SLOOP è un progetto finalizzato alla condivisione di free/open learning objects, promosso da un partenariato costituito da organizzazioni italiane, irlandesi, spagnole, rumene e slovene, nell'ambito del programma europeo Leonardo da Vinci. SLOOP è l'acronimo di Sharing Learning Objects in an Open Perspective.

Nell'ambito del Progetto SLOOP, è stato realizzato freeLOms, un ambiente per lo scambio e la produzione collaborativa di free/open learning objects.

Questioni pedagogiche

Per avere un’idea di un insieme di LO, si pensi, ad esempio, ai software di auto-apprendimento linguistico, in cui vi sono unità didattiche divise in moduli di apprendimento in cui le attività (supportate da animazioni, dialoghi, ma anche semplici icone su cui cliccare per conoscere il nome del particolare oggetto rappresentato) sono costituite da risorse digitali opportunamente strutturate ed assemblate.

In quest'ottica di un approccio costruttivista all’apprendimento, vale la pena esplicitare i concetti chiave sui quali è basata la filosofia del LO:

  • autonomia del discente che utilizza questo oggetto per acquisire conoscenze e competenze in modo personale cioè secondo i suoi bisogni e i suoi tempi di apprendimento.
  • specificità degli obiettivi d’apprendimento (un LO deve essere un’unità completa che consente di apprendere uno specifico contenuto).
  • multimedialità, uso di vari linguaggi e stimoli che coinvolgono i vari stili di apprendimento.
  • interattività
  • autovalutazione del fruitore durante il processo (assessment) o finale, ovvero al termine di un percorso che si articola attraverso più LO (evaluation).

Interoperabilità

Emerge una prima questione pedagogica relativa alle modalità di applicazione di uno stesso LO a diversi contesti di utilizzo. Occorre, infatti, chiedersi come inserire un LO all'interno di un percorso formativo, affinché esso possa risultare di volta in volta significativo per i suoi fruitori.

Asocialità

Sono state mosse, inoltre, alcune critiche rispetto alla modalità di apprendimento basata sui LO, in quanto sembra possa risultare individualistica e asociale. Secondo questa prospettiva, un individuo seduto davanti al suo PC praticherebbe una forma di apprendimento che prescinde dal confronto derivante dal riferimento al gruppo dei suoi pari.

Conclusioni

Entrambe le questioni sono strettamente connesse all'impostazione pedagogica che s’intende adottare nell'operatività didattica che utilizza LO. Nel primo caso, sta al formatore saper garantire un'adeguata strategia didattica, che preveda anche l'utilizzo di LO, in relazione ai reali bisogni formativi degli utenti, eventualmente integrando la presentazione di LO con ulteriori materiali, costituiti anche da lezioni in presenza. Per quanto riguarda la critica di un apprendimento individualistico, un approccio socio-costruttivista applicato all'e-learning può essere una risposta, fornendo come contesto di utilizzo dei LO una comunità di apprendimento, in cui il singolo può migliorare il proprio percorso formativo in relazione ai contributi del gruppo di appartenenza, mediante la partecipazione ad attività comuni, lo scambio di esperienze ed una negoziazione collettiva continua di significati.

Note

  1. ^ (EN) IEEE 1484.12.1-2002

Voci correlate

Collegamenti esterni

Progetti

IMS Global Learning Consortium

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L’IMS Global Learning Consortium è un’organizzazione non profit costituita da più di 50 membri ed affiliati provenienti da ogni settore della comunità di e-learning, inclusi venditori di hardware e software, istituzioni formative, pubblicitari, agenzie governative, esperti di multimedia, tutti con l’obiettivo di collaborare al fine di produrre criteri di interoperatività e riutilizzo delle piattaforme di e-learning.

L’IMS sviluppa e promuove l’adozione di specifiche tecniche per l’apprendimento interoperativo, alcune delle quali sono diventate, de facto, standard universalmente accettati per lo sviluppo di prodotti software rivolti al mercato dell’e-learning.

L'IMS ha emesso, in particolare:

  • Linee guida per lo sviluppo di applicazioni accessibili per la formazione,
  • Principi di accessibilità nella formazione a distanza (FAD),
  • Linee guida per la fornitura di testi, audio, immagini e multimedia accessibili,
  • Linee guida per la creazione di sistemi non simultanei di comunicazione e collaborazione,
  • Linee guida per la creazione di sistemi simultanei di comunicazione e collaborazione,
  • Linee guida per la creazione di interfacce accessibili ed ambienti interattivi,
  • Linee guida per prove e valutazioni,

ecc..

Collegamenti esterni

SCORM

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Lo SCORM - "Shareable Content Object Reference Model" (Modello di Riferimento per gli Oggetti di Contenuto Condivisibile) è tecnicamente un "modello virtuale" (reference model), cioè una raccolta di specifiche tecniche che consente, primariamente, lo scambio di contenuti digitali in maniera indipendente dalla piattaforma.

Al momento attuale le ultime specifiche dello standard sono relative alla versione 1.3 (detto anche SCORM 2004) anche se il più utilizzato rimane ancora lo scorm 1.2. La specifica SCORM 2004 ha subito diverse revisioni e miglioramenti. La revisione più recente è la quarta (4th edition).

Lo SCORM nell'e-Learning

Lo SCORM definisce, nell'e-Learning, le specifiche relative al riutilizzo, tracciamento e catalogazione degli oggetti didattici (learning object), i "mattoni elementari" con i quali vengono strutturati i corsi. La piattaforma di e-learning ha solo il compito di dialogare con l'oggetto, interpretando i messaggi che gli vengono passati. Ciò è possibile in quanto SCORM definisce al suo interno le caratteristiche che dovrebbero essere supportate dal Learning Management System (LMS). La compatibilità della piattaforma si rende necessaria solamente per "capire la lingua" dell'oggetto e, se necessario, per potergli rispondere.

Compatibilità dei LO con lo SCORM

Per essere compatibile con lo standard SCORM, ogni Learning Object (LO) deve avere le seguenti caratteristiche:

  • Essere catalogabile attraverso dei metadati (campi descrittivi predefiniti) in modo da poter essere indicizzato e ricercato all'interno dell'LMS. I campi descrittivi richiesti sono molti, non tutti obbligatori. Viene ad esempio richiesto l'autore, la versione, la data dell'ultima modifica fino ad arrivare ai vari livelli di aggregazione tra i vari oggetti. Il tutto viene archiviato nella sezione in un file chiamato imsmanifest.xml.
  • Poter dialogare con l'LMS in cui è incluso, passandogli dei dati utili al tracciamento dell'attività del discente, ad esempio il tempo passato all'interno di una certa lezione, i risultati conseguiti in un test e i vincoli previsti per passare all'oggetto successivo. Il dialogo avviene attraverso dei dati che passano dal LO all'LMS e dall'LMS al LO. Il linguaggio con cui si comunica è il Javascript che viene interpretato da una API (Application programming interface) che funge da ponte tra i dati che i due elementi (LMS e LO) si trasmettono.
  • Essere riusabile: l'oggetto deve essere trasportabile su qualsiasi piattaforma compatibile senza perdere di funzionalità. Questo principio è alla base dello standard in quanto, rispettando le direttive di costruzione, l'oggetto e la piattaforma non devono essere modificati per attivare le funzionalità di tracciamento e catalogazione.

Un materiale didattico SCORM è un file con estensione .zip, oppure .pif, che contiene all'interno diverse sezioni relative alla struttura, alla descrizione con metadati ed al suo funzionamento all'interno di un LMS. Lo SCORM quindi non specifica un formato di file che possa rappresentare l'oggetto didattico: qualsiasi formato può essere incluso in un pacchetto SCORM, a seconda del fatto che l'oggetto sia preposto a comunicare con un LMS o ad essere un oggetto di un supporto che non comunica con la piattaforma di e-learning. Se questo oggetto è programmato per comunicare con la piattaforma prende il nome di SCO, se invece è un oggetto di supporto prende il nome di ASSET.

Il linguaggio con cui l'oggetto SCO comunica con la piattaforma di e-Learning è il Javascript; tra i formati più comuni per costruire SCO possiamo citare l'HTML, Flash, Java o altri formati più chiusi o meno diffusi.

Organizzazione del content package

  • Le resources sono l'insieme degli elementi che compongono lo scorm package. Una resource può essere composta da più oggetti (es. in un file html ci sarà un'immagine, in un html un foglio di stile etc.)
  • Le organizations sono una particolare sequenza di resources che può avere vincoli tra un oggetto e l'altro (es. se non si è visualizzato lo SCO n. 1 non sarà possibile accedere all'oggetto 2). Un package può anche avere più organizations.
  • L'asset è un oggetto di supporto.

I vincoli nella messa in sequenza degli oggetti possono essere:

  • D'uso (Navigato, Visualizzato ma non completato, Finito, etc.);
  • Di risultato (Passato, Non passato...)

Package interchange format

Il formato PIF (Package interchange format) è stato coniato con l'uso degli SCORM. Questo standard ha proposto come formato di trasporto dei propri corsi il formato ZIP. Lo standard che ha definito lo SCORM ha semplicemente rinominato il file ZIP in PIF. In realtà il contenuto è sempre compresso con ZIP, tant'è che è possibile aprire come dei normali file compressi ZIP.

Voci correlate

Collegamenti esterni