Domande e risposte

Domande e risposte

di Valentina Grion -
Numero di risposte: 4

Invito tutti a partecipare attivamente all'attività.

Sulla base delle slide e dei testi, ponete domande/questioni o rispondete a quelle dei colleghi, in modo da sviluppare insieme gli argomenti d'esame.

Re: Domande e risposte

di PAOLA BORTOLATO -

Buon pomeriggio a tutte, sono Paola,

vorrei “ rompere il ghiaccio „ e condividere alcune considerazioni derivate dalla letture del capitolo del testo di V. Grion, Insegnanti e formazione.

 

Sono stata insegnante per parecchi anni alla scuola dell'infanzia e ho prestato servizio limitatamente anche alla primaria e vi assicuro che quotidianamente il docente vive la propria fatica professionale (oltre che personale) per lo scarso investimento culturale ed economico sulla scuola. La formazione e l'aggiornamento sono lasciate alla libera iniziativa del docente, e non mi sembra che, in questo senso, ci sia neppure una grande preoccupazione da parte degli stessi dirigenti; talvolta la scuola si sente abbandonata anche da chi la governa. A titolo di puro esempio basti pensare ai ritardi nel dare inizio a corsi di formazione dei docenti, questione decisamente rilevante visto che nell'era telematica gli insegnanti italiani, non si sentono ancora sufficientemente competenti nell'integrare le proprie unità didattiche con l'uso di computer, lim ...rimanendo di fatto ancora troppo legati a modalità tradizionali di far lezione. E' proprio da questo mio malessere che è nato il desiderio di integrare la mia esperienza pratica con una conoscenza più organizzata, (attaverso il corso all'università) in virtù del fatto che la scuola di oggi è chiamata a responsabilità e compiti decisamente più complessi di quelli del passato. Senz'altro il problema che sta alla base è la FORMAZIONE dei docenti e mi trovo assolutamente d'accordo con quanto scritto a pag. 15 del testo dove Frabboni

colloca i cavalli- a rappresentazione degli insegnanti- frai pezzi maggiormente emblematici per ottenere la vittoria.

Effettivamente l'identità professionale dell'insegnante diventa quanto mai significativa per far emergere la differenza di qualità ed evitare il rischio che il docente diventi un manovale, piuttosto che un architetto.

Nell'attuale contesto sociale, in cui le notizie riguardanti la scuola non sono assolutamente confortanti, emergono diverse problematiche legate tra le altre cose: all'emergenza stranieri, alla riduzione dei servizi alla persona come conseguenza di tagli amministrativi, ai disagi sociali, alla pluralità degli studenti e dei genitori, alle richieste delle famiglie. Entro questo complesso sistema, la scuola statale, nata dalla necessità di “fare gli italiani” risulta vecchia; ancora elevato il numero di insegnanti che non sa utilizzare il computer in modo adeguato. I sistemi scolastici più tradizionali non lasciano spazio a metodologie e scelte curricolari che dovrebbe essere rivisitate per far fronte all'ondata di cambiamento sociale, rimanendo a volte intrappolati nell'appiattimento e nella routine.

 

Donati nel testo Manuale di sociologia della famiglia, 1998 scrive:

Oggi il concetto di identità, appare più flessibile e sfocato, i modelli tradizionali sono via via diventati meno importanti, i processi di scolarizzazione di massa sembra abbiano creato dei "gap cognitivi e simbolici fra il mondo dei giovani e quelli degli adulti.

Sempre più evidente appare il pluralismo culturale e valoriale della società e sempre più sono le opportunità di apprendimento al di fuori dall'architettura scolastica, che la scuola fatica ad affrontare.

Ritornando al discorso già affrontato, rilevante dunque appare il ruolo stategico dell'insegnante e l'importanza di una formazione che dovrebbe essere CONTINUA. Concludo il mio intervento, certa che in itinere ne sorgeranno altre perciò...arrivederci alle prossime considerazioni!

 

Paola

Re: Domande e risposte

di PAOLA BORTOLATO -

Buon giorno a tutte, ho continuato la lettura del testo e ho elaborato alcune riflessioni, che vorrei condividere, partendo da una domanda:

 

Quale dev'essere la professionalità del docente?

L'elenco di Perrenoud sulle 10 famiglie di competenze, sinceramente sembra una sorta di ricettario di buone pratiche a garanzia del successo del mestiere di insegnante. A mio avviso, ciò non può essere in alcun modo ridotto a procedure standardizzate, per il semplice motivo che i contesti educativi sono diversi e lo sono pure gli attori. Credo non possano essere generalizzati i metodi...gli alunni di una classe di Vicenza...senz'altro non vivono nello stesso contesto degli alunni di Monopoli. Sarebbe forse più corretto che l'insegnante valorizzasse l'eterogeneità della classe in un percorso di individualizzazione, partendo dai punti forza di ciascuno e considerare i punti deboli come sfida da superare per un “pieno sviluppo della persona” fine primario dell'educazione.

 

Una cosa invece che ho trovato estremamente interessante è la proposta di Drago sull'introduzione della valutazione degli insegnanti, anche se effettivamente ciò risulterebbe come afferma lo stesso autore, impossibile.

Forse non c'è ancora la consapevolezza che la valutazione è una risorsa utile per migliorare la qualità della scuola e chiaramente anche, di riflesso, il percorso formativo degli studenti.

Talvolta sono gli insegnanti stessi a vivere la valutazione quasi come un pericolo per l’autonomia della scuola e per la loro stessa libertà d’insegnamento.

In questo senso trovo deontologicamente corretto l'atteggiamento del docente che pur avendo fiducia nelle proprie capacità, si avvale di competenza riflessiva e riconoscendo anche i propri errori, fa autocritica e autovalutazione ....più facile a dirsi che a farsi!!!

Durante gli anni nei quali ho prestato servizio ho avuto l'opportunità di lavorare con diverse colleghe, a volte l'accordo e la sinergia erano totali, a volte pur nella diversità di opinioni, si cercava quanto meno di arrivare a compromessi, in una ricerca attiva e negoziata.

E' realmente rilevante avere la consapevolezza del proprio ruolo all'interno di una comunità scolastica, la collegialità infatti costituisce un aspetto imprescindibile del lavoro scolastico, il gruppo degli insegnanti deve operare in team, nella ricerca di un confronto reciproco. Ciò chiaramente non è nè così semplice, nè così scontato, ma probabilmente riconoscendo con un pizzico di umiltà i propri limiti e offrendo le proprie competenze a servizio della comunità, si riuscirebbe ad arrivare ad una reale collaborazione con i colleghi (anche in funzione di un percorso di crescita personale).

Appare inoltre importante, forse è superfluo dirlo, curare la propria formazione continua, personale e professionale al fine di garantire qualità nell'insegnamento, per riuscire a concepire la figura dell'insegnante come un attore in continua evoluzione. L'aggiornamento infatti dovrebbe essere vissuta come un diritto-dovere dell'insegnante, in una prospettiva di continuo miglioramento e impegno professionale.

 

Buon pomeriggio a tutte

Paola

 

Re: Domande e risposte

di PAOLA BORTOLATO -

RI-buon giorno a tutti,

ho terminato...finalmente il testo, tra un insegnamento e l'altro e vorrei sollevare alcune riflessioni, ma anche perplessità:

1) Il tema della valutazione non può essere semplicemente confinato al controllo degli apprendimenti degli allievi, come sottolinea M.Castoldi, ma è necessario che si allarghi anche ad altre dimensioni del fare scuola, come ad es. agli insegnamenti, alle scelte organizzative, ai docenti e non da ultimo alle modalità di erogazione del servizio scolastico. (Tratto da http://digilander.libero.it/dibiasio.neoassunti/TEMATICA2/valutazione%20sistema/sistema.pdf)

Tra l'altro, come accennavo nel precedente intervento la valutazioneesterna appare agli stessi insegnanti come un pericolo, un giudizio sull'operato (prove Invalsi) anche se in realtà essa è definita dalla legge n°53 del 2003, che recita: “ ai fini del progressivo miglioramento e dell’armonizzazione della qualità del sistema di istruzione e di formazione, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione (INVALSI) effettua verifiche periodiche e sistematiche sulla qualità dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche e formative”.

E' altrettanto vero che effettivamente le obiezioni che gli insegnanti sollevano riguardano principalmente le competenze dei valutatori esterni, che dovrebbero essere persone altamente qualificate.

Il problema che sembra emergere è la mancanza di un assetto culturale unitario di riferimento che determina confusione e libera interpretazione; la situazione nel nostro Paese è poco definita e ciò probabilmente provoca una lettura non univoca dei dati.

In Italia, come specificato nel testo non c'è l'obbligatorietà nè della valutazione esterna, nè interna che “avviene in Italia in modo del tutto marginale e generico rispetto alle modalità di realizzazione nella maggior parte degli altri Stati“ (vedi pag. 72).

La valutazione per risulatare efficace dovrebbe comprendere un'ampia gamma di procedure e non solo l'analisi dei risultati dei test degli alunni.

Infatti come osserva Castoldi, l’attenzione del mondo scolastico oggi è praticamente concentrata sulla valutazione degli apprendimenti degli studenti, molto più che sulla qualità e sulle pratiche degli insegnanti.

La valutazione considerata in questi termini, diventerebbe un'opportunità per riflettere sull’insegnamento, su come migliorare la propria didattica e, conseguentemente si rifletterebbe sull'innalzamento della qualità degli apprendimenti.



2) Vorrei analizzare gli aspetti riguardanti i contenuti della formazione.

A pag. 57 troviamo scritto: Si rileva perciò la necessità di progettare percorsi formativi in cui si realizzi un maggior equilibrio fra teoria e pratica.

Mi trovo perfettamente d'accordo con questa affermazione, credo infatti che la società moderna oggi chieda alla scuola innanzitutto di insegnare nozioni e competenze spendibili per il lavoro. Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente separazione tra ciò che si vive nella scuola e ciò che si vive al di fuori di essa. A livello generale, la scuola nell'immaginario comune viene a volte, rappresentata come un’isola, slegata dagli altri contesti formali e informali. Essa si trova oggi nella necessità di realizzare una ridefinizione, in una prospettiva più aperta, flessibile alle richieste del mondo esterno. Il monito arriva anche dal testo della Commissione della Comunità Europea, che sottolinea la necessità che genitori, forze sociali, istruzione ed enti locali collaborino per un progetto comune, finalizzato a svilippare un soggetto autonomo. Nello specifico per ciò che riguarda la formazione degli insegnanti, i progetti di sperimentazione, il tirocinio, i laboratori...forniscono un'efficace interazione tra teoria/pratica, scarsamente valorizzata se non proprio considerata. Ogni forma di paternariato quindi tra scuola/ università e scuola/lavoro, diventerebbero occasione e motivo per i docenti di formarsi in contesti pratici.

Ho letto con estremo interesse il 4° capitolo, che in un certo senso diventa rivoluzionario rispetto a ciò che invece effettivamente a scuola si respira. Devo però sollevare una perplessità, un mio dubbio: in alcuni tratti sembra di leggere le parole del Dewey che già all'epoca sosteneva che la pratica dell'insegnante dovrebbe costituire motivo di riflessione critica e razionale, per un agire che possa definirsi educativo. Cosa cambia? Perchè allora in tutti questi anni è rimasto inascoltato?

Non so se sono fuori “pista“, sto riflettendo a voce alta...per avere un confronto con voi!

Altro punto, credo sia fondamentale per una crescita reciproca il collegamento scuola-università. Anni fa ho seguito un progetto di sperimentazione in collaborazione con l'università di Bologna, equipe di Bruno D'Amore e vi assicuro che a parte l'estenuante mole di lavoro, è stato il periodo più arricchente e soddisfacente della mia carriera di insegnante. Alcune docenti man man che si procedeva con l'aggiornamento si sono defilate, ritenendo troppo sconvolgenti i cambiamenti che venivano richiesti, soprattutto quando il relatore ha trattato il tema delle Misconcezioni degli insegnanti. Apriti cielo, parecchie si sono sentite chiamate in causa e a torto o a a ragione, non hanno accettato di buon grado il confronto. Appunto CONFRONTO, credo che indipendentemente dalle teorie di ciscuno sia doveroso costruire insieme la conoscenza senza avere la presunzione di essere arrivati. Probabilmente il metodo trasmissivo è più rassicurante, ma in questo caso la novità dove sta?

BUONA GIORNATA 

Paola

Re: Domande e risposte

di CRISTINA LONGHIN -

Ciao Paola condivido il tuo pensiero, lavorando in un’azienda socio sanitaria all’interno dell’Area Formazione e Aggiornamento del Personale penso che  la formazione occupi un ruolo rilevante perché molta attenzione richiede l’investimento sul capitale umano non solo dal punto di vista della quantità di risorse impiegate, ma soprattutto dal punto di vista qualitativo, al fine di consentire la costruzione di un sistema di formazione che copra tutto l’arco della vita.Con questa chiave di lettura la P.A. e come tale la scuola è chiamata a svolgere un ruolo determinante avendo come obiettivo finale il miglioramento dei servizi resi.Tale risultato è realizzabile  con ulteriori riforme normative, ma fondamentalmente attraverso lo sviluppo del capitale umano che costituisce la maggiore ricchezza di cui possa disporre il sistema. Nella formazione questo concetto si traduce  nello svolgimento di attività formative per gli insegnanti, ma anche come dicevi nella necessità di valutare i risultati conseguiti dalla formazione in termini di gradimento, di apprendimento, di crescita professionale individuale, di impatto organizzativo e di miglioramento dei servizi resi ai destinatari finali.