Quando il Governo Repubblicano spagnolo commissionò all'artista un dipinto che rappresentasse la Spagna durante l'esposizione mondiale di Parigi del 1937, Picasso fu pagato[5]. Non va dimenticato che Pablo Picasso era già l'artista più famoso del mondo e direttore, in absentia, del Museo del Prado di Madrid con uno stipendio di 15mila pesetas all'anno. È noto che, dopo un pagamento iniziale di 50 000 franchi, Picasso ricevette dalla Repubblica Spagnola un secondo pagamento di 150 000 franchi come rimborso spese[6]. Una nota firmata da Max Aub, in data 28 maggio 1937, e indirizzata all'ambasciatore Luis Araquistáin, conferma questo pagamento. Secondo tale nota, il pittore rifiutò di accettare qualsiasi importo, e il pagamento fatto era destinato a coprire i costi sostenuti da Picasso[7]. È tuttavia stata messa in discussione la natura esclusivamente simbolica della somma indicata che, secondo De la Puente, ammonta al «15% del costo totale del padiglione spagnolo, circa nove volte più del prezzo massimo che fino a quel momento Picasso era riuscito ad essere pagato per il meglio della sua arte.[8]» Ad ogni modo, fu il ricevimento di tale pagamento che decenni dopo sarebbe stato utile a consentire al governo spagnolo di rivendicare la proprietà del dipinto. Dopo l'esposizione, quando il governo repubblicano era ormai caduto, Picasso non permise che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo.
Secondo una testimonianza oculare di George Steer (corrispondente di guerra inglese), Picasso iniziò a lavorare nel gennaio 1937, lasciando perdere il progetto iniziale per creare tanti disegni per decidere le dimensioni del quadro; tutto ciò finì nel maggio 1937.[9]
Secondo una tesi minoritaria [10], il quadro in realtà non rappresenterebbe la tragedia di Guernica ma la morte di un torero, il celebre José Gómez Ortega, opera commissionata a Picasso nel 1935 dalla città di Malaga; l'opera sarebbe quindi stata 'riciclata' dall'artista a causa della ristrettezza dei tempi imposta dal committente [11].