Premessa su Galileo a Padova

«La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. » (Galileo Galilei, Il Saggiatore, Cap. VI)

E’ noto che Galileo Galilei (1564-1642) nei 18 anni in cui insegnò a Padova (1592-1610) aveva un laboratorio in cui, grazie anche alla consulenza di mastri vetrai ed altri artigiani confezionava cannocchiali sempre più perfetti che poi vendeva e regalava per permettere ad altri di vedere ciò che egli aveva visto, ovvero che Giove aveva delle lune (Galileo ne osservò 4) e la luna, come la terra, aveva valli e montagne. 

Nel 1599 assunse Marcantonio Mazzoleni, figlio di Paolo Mazzoleni e di Marietta Bazi e che faceva parte di una famiglia di orologiai. Il padre e lo zio di Marcantonio erano conosciuti a Padova per la loro bottega di orologeria che andò in malora per una lite nata tra i due artigiani. Molto diversa la condizione sociale del fratello maggiore di Marcantonio, Mario: questi era plurilaureato e incaricato della cattedra di filosofia naturale che ricoprì all'università di Padova per ben trentasei anni. [1] 

A Marcantonio Mazzoleni, Galileo affidò il proprio laboratorio padovano in cui costruiva gli strumenti più disparati: telescopi, occhialini, compassi militari, compassi storti, squadre, bussole, e così via. 

Quando Galileo tornò a Firenze, Marcantonio Mazzoleni lavorò per l'Università di Padova e assunse infine nel 1612 l'incarico, che era stato del padre Paolo, di regolare l'orologio del palazzo del Bò, sede dell'università, e di «sonar della medesima campana alla distesa per le lettioni». 

Marcantonio Mazzoleni con moglie e figlia vissero per qualche anno nella stessa casa in cui Galileo viveva con le figlie, Virginia e Livia, e con la loro madre Marina Gamba.

Probabilmente fu anche grazie a questa collaborazione con artigiani e tecnici dell’università di Padova che due anni prima di morire, scrisse ad un amico: «...a Padova dove consumai li 18 anni migliori di tutta la mia età...». 

Oltre a perfezionare continuamente la qualità delle lenti, Galileo arricchì il cannocchiale di accessori importanti, come il diaframma (per ridurre le aberrazioni delle lenti), il micrometro (per misurare le distanze tra i corpi celesti) e l'eliostato (per osservare il disco solare proiettandolo su uno schermo in modo da evitare danni alla vista). L'intensa attività di osservazione celeste fu purtroppo ridotta nel corso degli anni: Galileo, infatti, contrasse una malattia agli occhi che lo portò a perdere progressivamente la vista fino alla completa cecità degli ultimi cinque o sei anni della sua vita. 

Questa grave limitazione fisica, non gli impedì, con l’aiuto dei discepoli Vincenzo Viviani ed Evangelista Torricelli di pubblicare nel 1638 un grande trattato scientifico dal titolo “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attenenti la mecanica e i movimenti locali”  grazie al quale lo si considera il padre della scienza moderna. 

[1] http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/biografia/MarcantonioMazzoleni.html 

Si ringrazia il prof Giulio Peruzzi per la consulenza su Galileo Galileo 


...continua


Ultime modifiche: martedì, 22 marzo 2016, 13:39